Ottobre 7, 2024

La liberazione d’Italia

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Istituita nel 1946, la Festa del 25 Aprile celebra la liberazione d’Italia dal nazifascismo. Una data simbolica, ma densa di significato.

In virtù della ricorrenza odierna, noi di Antropia abbiamo deciso di fare un salto nel passato, tornando a quel 25 Aprile di 79 anni fa. Ripercorrendo gli antefatti e la storia di quel giorno, vedremo perché la Liberazione si celebra proprio in tale data e perché rappresentò il primo passo verso la costruzione del nuovo assetto democratico e repubblicano del Paese. Per capire il significato di quella giornata, però, inizieremo il nostro viaggio da un evento spartiacque nella storia dell’Italia pre-repubblicana: l’armistizio di Cassibile.

8 Settembre 1943

Dopo l’entrata in guerra al fianco di Germania e Giappone, la situazione politico-militare italiana, infatti, cambia repentinamente l’8 Settembre 1943, proprio con l’armistizio di Cassibile. Sono le 19.45 quando la notizia viene diffusa via radio: l’Italia ha firmato la tregua con gli alleati. In tutto il Paese, tanto tra i civili quanto tra i soldati, è il caos. Senza istruzioni, ordini e direttive, l’Italia è allo sbando e le truppe naziste prendono il controllo di gran parte della Penisola. Su volere di Hitler nasce la Repubblica Sociale Italiana, stato fantoccio vicino alla Germania nazista, alla cui guida viene posto l’esautorato Mussolini. A Roma, invece, viene istituito il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), organizzazione politico-militare che vede i movimenti antifascisti uniti per liberare l’Italia.

In quei giorni convulsi, CLN e formazioni partigiane, però, non sono i soli a portare con orgoglio il fardello di un Paese diverso, bramoso di riscattarsi e allontanarsi dal giogo nazifascista. Tre, infatti, sono le anime che, all’indomani del 8 settembre 1943, combattono, anche passivamente, per ridare speranza e libertà alla Patria. Il movimento di Liberazione, infatti, fu un movimento nazionale a cui dettero il proprio contributo anche gli uomini del riformato esercito italiano e perfino gli internati militari. In quest’articolo ci soffermeremo sulla componente politico-civile della Liberazione, rimandando ad articoli successivi la trattazione delle ulteriori due anime del movimento di Liberazione sorto con l’armistizio di Cassibile.

La Resistenza e il ruolo del CLN

All’indomani da quell’evento, in un clima da guerra civile ha inizio così la Resistenza contro le forze di occupazione naziste e le squadriglie fasciste ancora fedeli a Mussolini. Il contributo militare della lotta partigiana non è da sottovalutare, anzi costituì una spina nel fianco per gli occupanti tedeschi, costretti a disperdere uomini e armi. In questo contesto va inquadrato il ruolo del CLN che, attraverso i comitati territoriali e d’intesa con gli alleati, cercò di indirizzare e ottimizzare gli sforzi dei partigiani.

Nel più ampio quadro di un’Italia in cui è diffuso il senso di disgregazione dello Stato, con istituzioni e monarchia irrimediabilmente compromesse col fascismo, il ruolo del CLN non si limitò solo all’aspetto militare, per quanto prioritario. Del resto si trattava pur sempre di una formazione politica che, sotto la bandiera dell’antifascismo, riuniva diverse anime. Il PSIUP di Nenni, il PCI di Amendola e il Partito d’Azione di La Malfa, passando per la DC di De Gasperi, la Democrazia del Lavoro di Ruini e il Partito liberale di Casati. Consapevoli della necessità di ricostruire l’unità nazionale, i membri del CLN dettero vita a un “governo transitorio”, guidato dal socialista Ivanoe Bonomi, che si poneva due obiettivi cardine. Guidare la Resistenza e riedificare la coesione di un Paese lacerato nello spirito, ma prima c’era da conquistare la Liberazione.

25 Aprile 1945

Conquistare la Liberazione, però, non fu affatto semplice e richiese quasi due anni. La guerra in Italia, infatti, terminò solo i primi di Maggio, eppure, ogni anno la commemorazione di un evento così cruciale, per le sorti del conflitto e della Penisola, si celebra il 25 Aprile. Non è un errore e nemmeno un caso se proprio tale giornata è stata scelta come data simbolo della Liberazione. Quel giorno del 1945, infatti, si ebbe la ritirata delle truppe nazifasciste dalle città di Torino e Milano. Dopo lo sfondamento della Linea gotica dei giorni precedenti, l’Italia settentrionale, ancora occupata, era ormai sul punto di crollare sotto la spinta dell’avanzata alleata, certo, ma anche della lotta partigiana e della ribellione diffusa della popolazione. Il clima era rovente, basti pensare alla fuga forzata di un Benito Mussolini, ormai prossimo alla caduta, o allo sciopero generale proclamato per quel 25 Aprile. Invocando l’insurrezione Sandro Pertini, allora partigiano e membro del CLN Alta Italia, esortò così, l’Italia, all’assalto finale contro le forze nemiche:

Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l’occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.

La Festa della Liberazione

E’ sulla base di questi fatti, dunque, che venne scelto il 25 Aprile per commemorare la Liberazione della Penisola. Già nel 1946 il re Umberto II, su proposta del governo provvisorio guidato da De Gasperi, firmò un decreto, datato 22 Aprile, che sanciva: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”. Tuttavia, complice la nuova Costituzione e il nuovo assetto democratico-repubblicano del Paese, la Festa della Liberazione venne proclamata ufficialmente quale festa nazionale nel 1949. Una ricorrenza che, al di là delle polemiche, dovrebbe indurci a riflettere sul valore della libertà conquistata col sangue da un’Italia, oppressa da guerra e nazifascismo, perché, come disse Sandro Pertini:

Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi”.

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