Dicembre 12, 2024

Voci dal mondo: Parigi!

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Paolo è un giovane laureato italiano che si è trasferito da Padova a Parigi per affrontare una nuova sfida: il dottorato. Ci siamo fatti raccontare da lui com'è vivere in Francia.

Dove sei e cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia?

Sono all’Université de Paris dallo scorso settembre. Senza dubbio la voglia e la curiosità di misurarmi con un ambiente nuovo è tra i motivi principali che mi hanno spinto ad andar via dall’Italia. Spesso si sente parlare della vita all’estero per assoluti, specialmente dal punto di vista lavorativo, e in un certo senso volevo verificare di persona.

Quali erano le tue aspettative prima di partire?

Senza dubbio di finire in un laboratorio ben equipaggiato e di trovarmi in un ambiente molto dinamico e stimolante, aspettativa totalmente ripagata. Per quanto riguarda vivere a Parigi, invece, non mi ero fatto grosse aspettative, né in positivo, né in negativo. È stato magnifico, ad esempio, scoprire la propensione dei parigini a fare picnic molto partecipati a base di formaggio e vino lungo la Senna. Molto meno piacevole, invece, scoprire che trovare una casa decente a Parigi è un’impresa di gran lunga più ardua e snervante che trovarsi un posto di dottorato.

Secondo la tua esperienza personale, come sono i francesi?

Premettendo che sono una persona che socializza anche con i sassi, per me sono molto simpatici e gentili. Quelli che ho conosciuto, inoltre, sono sempre stati molto attenti a non farmi sentire escluso in ogni contesto sociale, dagli aperitivi ai group meeting, specialmente durante i primi due o tre mesi, in cui non spiccicavo una parola di francese.

Cosa ti manca più di tutto dell’Italia?

Lo Spritz Campari, i miei amici e, più in generale, Padova e tutto ciò che di bello associo ad essa. DiSC compreso, ovviamente!

Qual è la differenza tra la ricerca a Padova e la ricerca a Parigi?

Credo che la ricerca a Padova si difenda bene, nonostante l’annoso problema della mancanza di fondi, ma senza dubbio qui a Parigi l’ambiene è più dinamico, nel senso che vedo una maggiore coordinazione e comunicazione non solo col mondo dell’industria o con altre università, ma anche tra gruppi diversi dello stesso Dipartimento.

Ci descriveresti in due parole il tuo progetto di ricerca?

Mi occupo di studiare elettrocatalizzatori tramite una tecnica che accoppia microscopia ottica interferometrica ed elettrochimica “tradizionale”. Molti dei dispositivi necessari per una transizione energetica rinnovabile si basano su reazioni elettrochimiche e su catalizzatori che ne aumentino l’efficienza complessiva: celle a combustibile, elettrolizzatori per produrre idrogeno in maniera efficiente e così via. Al momento, tra i catalizzatori migliori in termini di efficienza e stabilità c’è il platino, che però costa un occhio della testa. Quindi si stanno cercando nuovi materiali che abbiano la stessa efficienza e siano meno costosi, ma molto spesso ci vuole un sacco di tempo per valutarne le performance. Con la microscopia ottica interferometrica, invece, possiamo vedere con un’ottima risoluzione come questi materiali cambiano o si degradano in operando, cioè durante le condizioni di lavoro del catalizzatore. Vogliamo quindi metter su un protocollo che acceleri tanto la valutazione delle performance di un catalizzatore, quanto la comprensione del perché funzionano o meno.

Consiglieresti a un giovane di venire in Francia?

Sì. Una volta superato lo scoglio della burocrazia, sia la Francia che i francesi sono accoglienti, e anche la lingua è più facile di quanto non possa sembrare all’inizio. Non ho vissuto in altri paesi, ma credo che trasferirsi in Francia sia meno spaesante rispetto ad un paese Scandinavo, ad esempio, per la vicinanza geografica all’Italia ma anche perché le abitudini dei francesi sono molto simili alle nostre.

Fuori dal DISC (Diparimento di scienze chimiche dell’UniPd, ndr)…

C’è solo un DiSC più grande di cui non vedi le pareti!

Ringraziamo Paolo Ciocci per aver condiviso con noi la sua esperienza. Per leggere altre interviste di questo tipo, clicca qui!

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