Dicembre 12, 2024

LA CASA DI VETRO

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La trasparenza dell’azione amministrativa. Ma è davvero auspicabile che la Pubblica Amministrazione diventi una casa di vetro?

La metafora secondo la quale Pubblica Amministrazione deve essere come una casa di vetro ha origine da un discorso tenuto Filippo Turati presso la Camera dei Deputati nel 1908.

È divenuto ormai famosa l’affermazione del giudice americano Louis Brandeis secondo cui la luce del sole è il miglior disinfettante il lampione il migliore poliziotto. Nessuno di noi vorrebbe davvero vivere in una casa di vetro? Tony Blair ha portato il F.O.I.A. in Inghilterra nel 2010. Secondo lui “ i governi devono poter discutere e decidere in modo confidenziale”. Esistono il segreto bancario ed industriale, ed anche il segreto militare e di stato. Questi ultimi possono essere comunque finalizzati alla sicurezza dello Stato. Anche la limitazione della trasparenza può essere portatrice di benefici. Immaginiamo per esempio che i componenti di un collegio sappiano che il verbale della loro riunione sarà pubblico. Potrebbero discutere meno sinceramente e addirittura arrivare alla riunione dopo aver già preso le decisioni sulla base di discussioni informali e non verbalizzabili.

Si deve anche considerare l’ipotesi che i dati resi trasparenti possano essere ingannevoli. Non è sufficiente, ad esempio, indicare soltanto il prezzo di un dispositivo elettronico acquistato da un’amministrazione. È necessario conoscerne la vita utile e gli eventuali interventi manutentivi.

La divisione statistica delle Nazioni Unite descrive il ruolo delle statistiche ufficiali come “elemento indispensabile nel sistema informativo di una società democratica”. Anche l’ex presidente dell’INPS Tito Boeri ha definito la statistica “una sentinella della democrazia”. Ed è veramente così. ” le informazioni statistiche riguardano la trasparenza: quando conosci la reale situazione del tuo Paese puoi chiederne conto al Governo”.

Le statistiche non portano benefici ma è l’uso delle statistiche che offre vantaggi permettendo a governo, aziende, O.N.G. ed a singoli individui di prendere decisioni migliori in tempi più rapidi.

Secondo Bobby Duffy direttore della sezione inglese dell’Istituto di ricerca Ipsos “ci sbagliamo quasi su tutto”. Ci sbagliamo su numero degli omicidi, sull’incidenza del diabete e dell’immigrazione. Quest’ultima, in Italia sarebbe sovrastimata al 30% nonostante il reale 7%. Ma anche altrove si è tratti spesso in inganno. Un famoso caso di applicazione del Paradosso di Simpson ha avuto luogo presso l’Università di Berkley nel 1973. L’Università fu accusata di avere un pregiudizio di genere nell’ammissione ai suoi corsi. Aveva ammesso il 44% dei candidati maschi e solo il 35% di candidate femmine. E’ emerso che in quattro dei sei dipartimenti c’era un pregiudizio significativo addirittura a favore delle donne. Invece, in due dipartimenti non si era riscontrato nessun pregiudizio di genere. In pratica, le donne tendevano a fare domanda nei dipartimenti che ammettevano meno persone nel complesso.

L’Assemblea Costituente ha avuto il merito di redigere la Costituzione. Senza citare esplicitamente la trasparenza. E’ forse questa la prova principe di quanta fatica ha fatto questa idea per imporsi nel nostro ordinamento.

Le azioni tese alla massima trasparenza della pubblica amministrazione sono suddivisibili in due macroinsiemi. Nel primo collochiamo quelle che servono a tutelare l’interesse individuale: si tratta di uno strumento di difesa dell’individuo nei confronti della Pubblica Amministrazione. Nel secondo rientrano quelle che servono a tutelare l’interesse generale: una forma di controllo dell’amministrazione. Che si concretizza nell’ “Amministrazione trasparente” 

Nella maggior parte dei Paesi occidentali si è affermata dapprima la prima funzione, e solo successivamente la seconda. Così è stato in Italia con la Legge sul procedimento amministrativo, la n. 241 del 1990. Per quanto riguarda l’ambito individuale, ad oggi se ne è avvalso prevalentemente chi ha perso un concorso pubblico o una gara pubblica, ai fini del ricorso. Quanto alla seconda funzione, esiste il rischio già descritto di interpretazione distorta dei dati, ed il rischio di “voyeurismo digitale”. Ma vi è la concreta possibilità di svolgere il ruolo di watchdog (cane da guardia) della democrazia. Che può essere esercitato non solo dal giornalismo indipendente, ma anche dal cittadino che partecipa costantemente alle decisioni.

La funzione di controllo dell’operato della Pubblica Amministrazione fa parte della tradizione giuridica scandinava. In Svezia la si fa risalire alla legge sulla libertà di stampa del 1766. In Italia si è affermata in modo molto disordinato. Per quanto riguarda il comparto degli enti locali già dal 1990 tutti gli atti dell’amministrazione comunale e provinciale sono, per legge, pubblici. Ed è previsto il diritto di accesso dei cittadini. In determinate materie il diritto di essere informati è assicurato dal diritto internazionale ( decreto legislativo 19 agosto 2005 n.195) e da quello europeo, prima ancora che da quello nazionale.

Il monitoraggio del F.O.I.A. italiano ha stimato un migliaio circa di istanze di accesso annue. Ad una distanza abissale dai dati del F.O.I.A. nordamericano. Oltreoceano, un singolo Ministero può destinatario di oltre 300.000 richieste. Il numero complessivo di domande rivolte all’amministrazione federale è nell’ordine della decina di milioni in un anno.

Saper fare le giuste domande e non farsi ingannare dalle statistiche. E, seguendo l’esempio del nordamerica, associarsi ad una O.N.G.. Una cittadinanza attiva, anche a tempo pieno può far sì che la propria voce, in coro, raggiunga la casa di vetro.

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